Prostituzione ? un problema inesistente:
digito un numero telefonico: 333/ 3-2-8-5-, sei libera ?, l’indirizzo ?, ciao, ………………., mi accendo una sigaretta.
Ecco, dovendosi immaginare un incontro del genere, si comprende a pieno di come non sussista alcun problema. O meglio e/o diversamente, in che cosa sarebbe consistito il problema della prostituzione nella modalita’ con la quale un soggetto contatta una persona (leggasi prostituta) e lo risolve nel modo sopra indicato ?, che mi pare, peraltro, l’unico possibile.
Provocatoriamente potrei semplicemente dire e confermare il titolo del presente articolo, ovvero che la prostituzione per l’appunto e’ un problema inesistente, non e’ un problema, almeno dal punto di vista del cittadino, se svolta nel modo sopra indicato e potrei quindi anche ora terminare il presente intervento.
Ma allora, quali sono gli aspetti di rilevanza pubblica che invece interessano lo Stato ?. Ne ho individuati tre.
1) Le leggi che mirano a reprimere lo sfruttamento della prostituzione, soprattutto quella minorile.
2) Il pagamento delle tasse da parte di chi incassa, pare, somme importanti connesse all’esercizio della prostituzione.
3) La prostituzione esercitata in luoghi pubblici ( strade, piazze ecc.).
Primo punto:
Il nostro ordinamento prevede una serie di leggi atte a regolamentare e punire il fenomeno sia dell’induzione che dello sfruttamento della prostituzione; in questi ultimi anni e’ stata anche approvata la legge relativa alla prostituzione minorile. In linea di massima si tratta di leggi ben fatte e che si sono rivelate utili nella lotta contro le associazioni criminali che si arrichiscono sulla pelle delle malcapitate; è chiaro che possono essere sempre migliorate ed aggiornate in relazione all’evoluzione del fenomeno. Tali leggi debbono poi essere attuate, ma anche in questo caso, le forze dell’Ordine riescono a perseguire, spesso con successo, tutti quei comportamenti rilevanti penalmente assicurando cosi’ alla giustizia i responsabili di tali traffici. L’auspicio è che ciò possa avvenire sempre piu’ di frequente, che le questure possano attingere ai necessari finanziamenti in modo da poter migliorare e rendere ancor più efficace la lotta allo sfruttamento. Quindi, al di là delle tantissime ed ulteriori riflessioni sul punto, potrei dire tuttavia che il senso del ragionamento è stato colto e che quindi non avrei altro più da aggiungere.
Secondo punto:
Basta una breve ricerca su internet, per accorgersi delle numerose controversie in corso tra le agenzie delle entrate e le prostitute in ordine ad accertamenti fiscali; immagino che il monitoraggio di alcuni flussi di denaro abbia condotto gli investigatori del fisco a scoprire versamenti in conto correnti, o comunque guadagni difficilmente spiegabili se non collegati al fenomeno della prostituzione. In questi casi si tratta di prostitute non legate ad associazioni criminali, che svolgono un’attivita’ non vietata, né punita dal nostro ordinamento. Che cosa fare? esattamente quello che stanno facendo, sia pure timidamente, le agenzie delle entrate, ovvero degli accertamenti finalizzati a far pagare le tasse a coloro che, per mezzo della propria attivita’, incassanno delle consistenti somme di denaro. C’è bisogno di dotare tali Enti di uno strumento legislativo per migliorare e/o incentivare tali accertamenti?, assolutamente no! L’Italia e’ il primo paese al mondo per produzione di leggi, (i motivi sono intuibili), e’ un fenomeno la cui assurdità è facilmente percepibile da qualsiasi persona dotata del sia pur minimo raziocinio. Ma allora che cosa si tratterebbe di fare ? si tratterebbe semplicemente di far veicolare un messaggio attraverso i mass-media, magari da parte di qualche funzionario o sottosegretario del Ministero dell’Economia senza, come detto, necessita’ alcuna di leggi o circolari varie, affinche’ si incentivasse la iscrizione delle prostitute presso le locali camere di commercio come ditta individuale avente ad oggetto l’esercizio di un’attività relazionale, e/o comunque denominata, non poniamo limiti alla fantasia; cosi’ facendo verrebbe loro attribuita una partita IVA e potrebbero quindi iniziare a pagare le loro tasse. E’ evidente che, a questo punto, il denunciare di piu’, o di meno, rispetto all’incasso, si porrebbe per le prostitute come un problema analogo a quello del commerciante, del professionista o dell’artigiano. Le agenzie faranno i loro accertamenti, ognuno avra’ la possibilita’ di chiederne la verifica, ed alla fine saranno pagate le tasse che saranno in base a ciò che prevede la legge, effettivamente accertate. Ripeto, il problema e’ quello di far capire a coloro che esercitano tale attivita’ che, lo possono fare, visto che le leggi non lo vietano, ma che, se lo fanno, debbono pagare le tasse. Né più né meno di quello che abbiamo appena detto.
Terso punto:
La verità è che lo scopo di questo articolo è quello di fare alcune riflessioni in relazione al dibattito in corso circa le modalita’ di svolgimento dell’attivita’ della prostituzione, alcuni, ad esempio, parlano di riapertura delle c.d. “ case chiuse “ allo scopo di porre fine all’esercizio della prostituzione nei luoghi pubblici; mi pare di aver gia’ implicitamente risposto a tale proposta nelle prime due righe del presente articolo quando descrivendo la probabile situazione di una persona che si reca da una prostituta risolvendo cosi’ il suo problema, lo risolve nel migliore dei modi, dal suo punto di vista, con una semplice telefonata ed una visita nell’appartamento indicato; questo signore non aveva, né ha, bisogno di altro, né tanto meno, di una casa di tolleranza.
Ma procediamo con ordine e poniamoci la seguente domanda: è possibile che un paese, che è tra le prime dieci potenze economico-industriali al mondo, non sia in grado di togliere dalle strade e dalle piazze d’Italia le prostitute? È possibile che le Prefetture non siano in grado, ciascuna nell’ambito del territorio di competenza, di impedire, rimuovere, far cessare tale grave, (per la sicurezza, incolumita’, disturbo della quiete pubblica ed altro) ed anche, se vogliamo, ridicolo (file di auto, frenate, accellarate delle medesime, schiamazzi) fenomeno ?. no, non e’ possibile !. ed allora cosa fare ?, proviamo ad immaginare le modalita’ attraverso le quali organizzare un intervento delle forze dell’Ordine atto a far cessare l’attivita’ di prostituzione nelle zone dove solitamente in ogni citta’ si svolge tale fenomeno. Immaginiamoci una citta’ virtuale, le Forze dell’Ordine individuano i luoghi dove si svolge l’attivita’; in quella Questura le volanti che normalmente lavorano di notte sono quattro; il prefetto o il Questore prevedono che per il lavoro che dovra’ essere svolto ne servono almeno altre sei; il questore incarica il capo della contabilita’ di fare il conto della spesa relativa al pagamento degli straordinari per altri 12 poliziotti, (due per volante) per almeno dieci sere di fila e del costo della benzina necessaria; il Questore, nei meandri della propria contabilita’, riesce a trovare la somma sufficiente per l’incombenza; vigilia dell’intervento, preparazione mentale, scatta l’operazione, le volanti si dirigono sui luoghi deputati all’attività di prostituzione, raggiungono i luoghi, che cosa fanno? Niente !, o nulla, perche’ niente o nulla c’è da fare. Basta essere presenti, utilizzare quel bel faro che le volanti hanno sul tettino della macchina, illuminare, magari chiedere anche qualche documento, magari portare in questura per accertamenti qualche prostituta, tenerla nell’ufficio qualche ora e rilasciarla alle cinque o alle sei della mattina, (voglio vedere quanti clienti avra’ a quell’ora), cioe’, in altri termini ed uscendo un po’ dall’ironia, per chi non l’avesse capito, è evidente che la sola presenza delle forze dell’Ordine impedirebbe l’esercizio dell’attività della prostituzione e cio’ poco male sarebbe se cio’ accedesse una sola sera, ogni tanto, come oggi avviene; ma provate ad immaginare se tali interventi avvenissero e si ripetessero tutte le sere per almeno un periodo di tempo non trascurabile, e se tali interventi si spostassero ogni sera a seconda dei nuovi luoghi eventualmente individuati dalle prostitute (leggasi dai loro sfruttatori), che cosa accadrebbe ? intanto verrebbero meno i guadagni che le prostitute normalmente avrebbero percepito in assenza dei controlli e questo non solo per una sera, ma per molte sere di fila, ve lo immaginate?. Le prostitute finirebbero per capire, magari con l’ausilio di alcuni volantini redatti e d-stribuiti dagli stessi poliziotti (1) che la loro attivita’ non potrà mai piu’ essere esercitata in pubblico, ma che, laddove intendessero proseguire in tale esercizio, potranno farlo ma solo in luoghi privati magari affittando o comprando uno, o degli appartamenti, e reperendo la propria clientela attraverso un annuncio sui giornali, (ved.si quotidiani locali) oppure in internet.
Immaginiamo quindi un’attivita’ delle Forze dell’Ordine del tipo sopra descritto, un’attivita’ di informazione, attraverso anche i mass-media finalizzata a chiarire che sara’ di fatto impedito l’esercizio in pubblico della prostituzione, ma non minacciando, che non sarebbe proprio delle forze dell’Ordine, le prostitute, ma semplicemente impedendo alle medesime, di poter svolgere in luogo puubblico tale attivita’ e quindi in definitiva impedire loro qualsiasi tipo di guadagno.
Ora, se cio’ avvenisse in tutte le questure d’Italia, considerato che i fondi da reperire per tali operazioni non sarebbero eccessivi e potrebbero anche essere reperiti attraverso delle sottoscrizioni da parte dei cittadini che se chiamati ad impegnarsi su tale fronte sono convinto che non farebbero mancare il loro apporto, si otterrebbero buoni risultati, non trascurando il fattore informazione; in altri termini, lo Stato e’ impegnato a combattere lo sfruttamento della prostituzione in tutte le forme possibili attraverso le quali cio’ avviene, non tollera nella maniera piu’ assoluta che il fenomeno possa avvenire in luoghi pubblici, e’ impegnato a far si che le prostitute debbano avere una partita IVA e pagare le tasse, le prostitute possono esercitare la loro attivita’ in strutture esclusivamente private come del resto in gran parte gia’ accade.
Ma e’ tanto difficile fare una cosa del genere ?.
Ma allora coloro i quali sostengono la necessita’ della riapertura della case chiuse o di destinare luoghi o quartieri all’esercizio dell’attivita’ piu’ antica del mondo (i c.d. quartieri a luci rosse)?, a me francamente paiono fuori di testa !, ve lo immaginate ?
Ma prima di immaginarlo voglio ricordare il clima, la mentalita’, l’ideologia presente durante il periodo nel quale le case chiuse svolgevano alla grande la loro attivita’; voglio ricordare il rapporto uomo-donna in quel periodo; la sottomissione per certi versi culturale, oltre che economica, della donna prevalentemente utilizzata per le faccende domestiche.
Il professionista, l’operaio, l’impiegato, lo studente ed il pensionato che si ritrovavano nei salottini di quelle case condividevano quella radicata cultura machista che permetteva loro di autoreferenziarsi e di godere (prima in un modo e poi in un altro) insieme dell’esperienza comune che stavano vivendo; il pensionato che incoraggiava lo studente alle prime esperienze con una pacca sulle spalle, gratificato del fatto che i giovani avrebbero perpretato quel sistema e quella mentalita’ che caratterizzava quel particolare periodo storico; le donne, fidanzate o mogli che fossero, alla fine accettavano, anzi qualche volta alcune di esse ne erano per certi versi gratificate (per la potenza virile espressa dal maschio, dal loro maschio), sempre le donne non avevano la mentalita’, né un potere economico-contrattuale che permettesse loro una presa di posizione diversa dal semplice lasciar perdere e lasciar fare, magari, alcune di esse, non erano affatto contente e avrebbero voluto vedere, nel proprio uomo, qualcosa di diverso.
Provate ora a spostare tutto il ragionamento ai tempi attuali dove quel tipo di cultura machista ha lasciato il posto ad un rapporto nuovo e diverso tra l’uomo e la donna; donna che si e’ emancipata, che lavora, anche in posizioni di rilievo, professioniste, magistrati ecc. ecc., e provate oggi a chiedere a queste fidanzate o mogli se accetterebbero una relazione con il proprio uomo che non escludesse, da parte di quest’ultimo, anche qualche visitina al casino, magari ogni tanto.
Quel signore che all’inizio dell’articolo telefonava alla prostituta, lo faceva evitando qualsiasi forma di pubblicita’, anzi ricercando il massimo della riservatezza e della discrezionalita’ non gradendo affatto, anzi aborrendo, di potersi ritrovare in compagnia di un collega di lavoro, di un suo cliente, o del notaio con il quale aveva comprato la casa, magari insieme alla moglie; e a tutti questi signori, o categorie, non farebbe affatto piacere, a differenza di quanto invece accaddeva nel periodo delle case chiuse, ritrovarsi a commentare le misure o la sensualita’ della ragazza in attesa della prestazione, o dopo che la stessa fosse avvenuta.
A cosa e a chi quindi servirebbe la riapertura delle case chiuse considerato che tutti questi soggetti, frequentatori delle prostitute, mai e poi mai si farebbero trovare in tali luoghi.
Tutto cio’ fa capire che chi parla oggi di riapertura delle case chiuse parla di un qualcosa di lunare, ovvero fuori dal mondo, e ci fa anche capire come i nostri politici, perlomeno quelli che discutono favorevolmente di queste cose, parlano tanto per parlare essendo lontani anni luce dalla realta’ delle cose e dei fatti che accadono nella nostra societa’.
333/3-2-8-2-5, ciao, ……………. Mi accendo una sigaretta.
N.B.
E’ evidente che il tema e’ stato trattato esclusivamente dal punto di vista dello Stato, e di uno Stato laico e liberale. Diverso sarebbe stato il discorso se ci fossimo soffermati ad una valutazione etica o morale circa il comportamento individuale dei soggetti interessati; al riguardo peraltro potrebbe risultare molto stimolante un dibattito sul tema, dalle origini sino ai tempi nostri cogliendo, o cercando di farlo, le numerose e diverse angolazioni o punti d’approccio al tema, ovvero esaminarlo dal punto di vista storico, dal punto di vista dell’antropologo, da quello del sociologo, da quello dello psicologo o dello psichiatra. Ma, purtroppo un dibattito che potrebbe risultare molto interessante non mi risulta essere mai stato proposto neanche dal servizio pubblico d’informazione.
1)
VOLANTINO:
Care prostitute,
sono le Forze dell’Ordine che vi parlano, non vogliamo affatto impedire la vostra attivita’, anzi vogliamo aiutarvi se ci dite chi vi sfrutta, ma capiamo che non sempre e’ facile considerate le ritorsioni ed anche il pericolo di vita che potreste correre in una eventualita’ del genere. Non dovete neanche avere paura dei controlli che tutte le sere effettuiamo, vi tranquillizziamo sul fatto che non vi faremo alcuna multa o contravvenzione di sorta, quello noi vogliamo fare, e facciamo, e’ solo quello di impedirvi di svolgere in luoghi pubblici la vostra attivita’. Quello che dovete capire e’ che per strada non potete piu’ stare, e non ci starete piu’, perche’ tutte le sere noi saremo presenti e vi impediremo di guadagnare in modo tale che se volete incassare qualche picciolo, lo dovete fare in modo diverso, ovvero all’interno di abitazioni private senza, possibilmente, rompere le scatole ai condomini. Buona fortuna e a presto.