CONSUMATORE

Un soggetto debole da tutelare

oppure

un coglione da mandare a quel paese ?

quale il motivo che mi spinge a trattare la questione del consumatore sot- toponendo l’analisi che seguirà di fronte ad una alternativa così netta, così radicale.

Esaminiamo il ruolo svolto dalle associazione dei consumatori dall’inizio della loro vita fino ad oggi, e premettiamo che lo stesso si è sicuramente rivelato positivo a tutela degli interessi e dei diritti di coloro i quali sono stati individuati con il termine di “consumatori”. I consumatori, soggetti deboli, sono quelli che contrattando, vuoi l’acquisto di libri, vuoi l’acquisto di corsi e di quant’altro, si trovano, o si presume si debbano trovare, in una posizione di svantaggio rispetto all’altro contraente, in genere una società,  considerato il soggetto forte della trattativa. Da qui l’esigenza di un riequilibrio delle posizioni e quindi dell’assicurazione di una maggiore tutela al fine di compensare la iniziale posizione di svantaggio di una delle parti nei confronti dell’altra. Per gli stessi motivi vengono esclusi dalla categoria i professionisti, e tutti coloro che si occupano, anche in forma societaria, della gestione di tali affari, presumendo il venir meno di quella posizione di svantaggio che legittimerebbe altrimenti, anche nei loro confronti, la tutela prevista a favore del consumatore.

Ma, in che cosa consiste la tutela del consumatore? ad esempio nella possibilità di recedere unilateralmente dal contratto esercitando tale facoltà nel termine di sessanta giorni dalla conclusione del medesimo, senza essere penalizzato in alcun modo; ciò per i contratti conclusi fuori dalla sede commerciale, o agenzia, con la quale tale accordo è stato concluso. Tale disposizione ha una sua precisa logica in quanto il consumatore distratto, trattando l’affare fuori dalla sede commerciale e sentendosi erroneamente più tutelato, incorre in delle scelte, che poi, a mente fredda, ritiene sbagliate, e da quì la necessità di una tutela individuata nell’attribuzione della facoltà di poter recedere dal contratto; diverso il caso del consumatore che si reca presso la società, o il negozio, perché in questa ipotesi la condotta posta in essere dall’interessato fa presumere  la sua volontà di voler se non concludere un contratto, quanto meno che lo stesso si sia informato e che possa essere considerato almeno sufficientemente consapevole di quello che stà facendo, perché dal medesimo è partita l’iniziativa e quindi, in questi casi, non si applica la legge a tutela del consumatore.

E’ chiaro che, una cosa del genere, ovvero il recesso, esercitato in questi termini, in astratto e da un punto di vista strettamente giuridico, appare una vera e propria bestialità: (si presume che il contraente non fosse consa-pevole, ma la presunzione non è una certezza). In altri termini, è stato concluso, almeno apparentemente, un valido contratto, ma io consumatore ho la possibilità di annullarlo, per giunta, senza addurre alcuna motivazione, causando così un vulnus al sistema dell’ordinamento ed alla certezza dei rapporti giuridici, che è l’obiettivo assoluto perseguito da qualsiasi ordinamento.Ciò è stato previsto proprio a garanzia dell’ormai famoso soggetto debole che si è deciso essere meritevole di una maggiore tutela.

Come tuttavia si può notare, l’intervento delle associazioni dei consumatori, che hanno ben operato sul campo, è sempre comunque postumo; tu (consumatore) prima fai il contratto, e poi io (associazione dei consumatori) ti assicuro, o comunque ti offro un aiuto, per  correggere e rimediare allo errore che hai commesso.

Mai, le associazione dei consumatori, sono intervenute nel momento precedente, ovvero prima che il consumatore commettesse spesso la stupidaggine di sottoscrivere il contratto dal quale poi avrebbe receduto.

E’ proprio la mancanza di una tutela preventiva, che poi significa una informazione adeguata, che mi spinge a rivalutare, e questa volta non in termini positivi, il ruolo svolto dalle associazioni dei consumatori, perché vi percepisco una filosofia non condivisibile, anzi assolutamente deprecabile, ovvero quella di considerare, sempre e comunque  il consumatore, un soggetto debole, e quindi anche un po’ coglione, e quindi proprio perché coglione meritevole di essere tutelato. Non vi è, sempre da parte delle associazioni dei consumatori, e non vi è stato, alcun sforzo finalizzato ad una sorta di affrancazione del consumatore dal limbo della sua, quasi genetica, debolezza, quando invece la finalità di una associazione dovrebbe essere, o essere stata, quella di affiancarsi al consumatore affinchè lo stesso potesse essere aiutato nel liberarsi dalla sua posizione di subalternità fino a raggiungere la piena e liberatoria posizione di parità che significa anche piena consapevolezza delle proprie azioni.

Faccio un esempio, ma non sarebbe stato più semplice tappezzare le piazze e le strade del nostro paese con dei manifesti che sottolineassero l’importanza della propria firma, soprattutto quando la stessa viene messa in calce a dei fogli sbattuti sotto gli occhi dal solito furbino che ti ferma per la strada ?. Ora, se in una circostanza del genere, riesci a farti imbambolare dalle chiacchiere di un tizio, mai visto né conosciuto, e sottoscrivi dei fogli, mi verrebbe proprio la voglia di dire che chi è causa del suo male pianga se stesso.

Non si sono mai visti manifesti con i quali si invitassero le persone a considerare l’importanza di una firma, e le si invitassero a evitare l’apposizione di sottoscrizioni in situazioni non consone, magari, se realmente interessati, chiedendo la documentazione, il contratto, per poter leggere con calma e quindi poter consapevolmente decidere l’assunzione di obbligazioni a fronte delle relative controprestazioni.

In altri termini e per concludere, quello che contesto alle associazioni dei consumatori è di non aver fatto nulla al fine di responsabilizzare i consu-matori in ordine alle loro condotte e di essere intervenute solo dopo l’insorgenza del problema, quando invece una politica preventiva esercitata attraverso il potere dell’informazione (che senso ha internet e la galassia dei mezzi informativi a disposizione se non si offrono quelle informazioni veramente utili alle persone), avrebbe permesso una riduzione del contenzioso negli Uffici giudiziari, ed avrebbe contribuito ad assicurare una reale emancipazione dei consumatori ed una loro maggiore e proficua responsabilizzazione.

L’auspicio quindi in prospettiva è quello di giungere alla abrogazione delle leggi a tutela del consumatore nell’interesse dello stesso per il semplice fatto di essere venuta meno la stessa figura del consumatore come soggetto debole, in quanto il consumatore è cresciuto, non è più un coglione e non necessita quindi di alcuna particolare tutela; questo sarebbe stato il compito, mai svolto, delle associazioni dei consumatori.